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Turismo responsabile in Tunisia, per la crescita culturale

Tempo di lettura: 2 minuti

Turismo responsabile in Tunisia: il progetto MaTerre per la diffusione dell’eco turismo.

Nel 2014, insieme ad una socia bolognese, sono stata in Tunisia, con Cefa ONG di Bologna, per un progetto di turismo responsabile.

[Spoiler: alla fine vi svelo una curiosità legata alla Sardegna]

Turismo responsabile e creazione di impiego

L’obiettivo del progetto MaTerre era di creare posti di lavoro, sviluppando attività di ecoturismo; il nostro obiettivo era quello di trovare gli strumenti di comunicazione più adatti per la promozione del territorio: un vero e proprio progetto di marketing territoriale.

La prima missione di 10 giorni prevedeva la conoscenza del tessuto sociale, ambientale e culturale della Regione della Kroumerie et Mogods.

Cosa vedere nella regione Kroumerie et Mogods?

In quella occasione avevamo viaggiato ontheroad per il nord ovest della Tunisia per ascoltare le storie di artigiani, produttori di miele, allevatori, tessitrici di tappeti, ceramisti; per stupirci delle meraviglie di siti archeologici romani come Bulla Regia, vicino Jendouba, che conserva ville patrizie, strade, teatro e terme in perfetto stato.
Avevamo visitato anche Parc El Feija, parco nazionale patrimonio dell’UNESCO, alcune spiagge dal mare cristallino, come Cap Serrat e Cap Negre e assaporato la cucina locale nelle montagne di Ain Draham per innamorarci un bel po’ di quel pezzo di terra ricco di storia, cultura e tradizione.
E alla fine avevamo ipotizzato un racconto collettivo che unisse tutte le attività della regione, In un progetto più ampio di turismo sostenibile atto a far conoscere l’autenticità di quella zona della Tunisia sconosciuta, ma molto affascinante.

Apicoltore che ci invita a casa sua
Il padre dell’apicoltore che ci invitò a casa sua per farci assaggiare i prodotti locali

Tabarka e il legame con la Sardegna

Sapete che Tabarka è particolarmente legata alla Sardegna? In tutta la regione ho trovato tanti riferimenti alla mia isola e se volete anche similitudini a livello paesaggistico. In particolare Tabarka condivide storie e tradizioni con Carloforte e con Genova.

Infatti, nella metà del ‘500 alcuni genovesi si trasferirono a Tabarka per la pesca dell’oro rosso, ossia il corallo, e del tonno. Una concessione che terminò da li a 200 anni e a quel punto il gruppo di genovesi si trasferì sul’Isola di San Pietro. Qui rimasero. Ancora oggi a Carloforte si parla tabarkino… ma questa è un’altra storia di cui vi racconterò 🙂

Itinerari responsabili, a che punto siamo?

Alla fine il progetto MaTerre si è sviluppato e alla prima missione ne sono seguite altre 3, fra formazione all’utilizzo dei social media, per le varie associazioni coinvolte nel progetto, e creazione di percorsi e itinerari turistici di cui vi parlerò presto 🙂

Intanto, se vi ho stimolato la curiosità, andate a leggervi gli altri racconti dettagliati del progetto.

Qui potete visionare il sito del progetto MaTerre e alcune mie foto scattate nel 2014.

Se hai bisogno di me per promuovere il tuo progetto scrivimi 🙂

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